Metodo
L’approccio è di tipo valutativo, manuale e rieducativo. Il paziente si sottopone ad una visita di tipo posturale, viene redatta una cartella clinica con lo studio nelle varie proiezioni statiche, in cui si individuano: eventuali asimmetrie, rotazione delle spalle o della gabbia toracica, la posizione del bacino, appoggio plantare, eventuali atteggiamenti cifotici, lordotici e scoliotici di compenso della colonna vertebrale.
Una postura scorretta spesso si accompagna a una cattiva funzione respiratoria. Se presente verrà rieducata attraverso una ginnastica respiratoria.
Si procede inseguito con il trattamento manuale di mobilizzazione della colonna e dei tessuti molli scegliendo le tecniche più indicate al caso. Particolare attenzione viene data al trattamento della zona viscerale e del distretto cranio facciale. A seconda delle necessità si utilizzano anche tecniche di esercizi rieducativi di: stretching, mantenimento di posture di stiramento di determinate catene muscolari, educazione alla corretta respirazione, ergonomia e propriocezione.
Si correggono le “cattive abitudini posturali” ( cioè vizi contratti durante il riposo, il lavoro e il tempo libero) essenzialmente tramite un gioco di retrazioni, accorciamenti muscolari, che manifestano le alterazioni strutturali o dismorfismi (es.: scoliosi, cifosi, iperlordosi, dorso piatto, ginocchio varo o valgo, ecc.).
La Rieducazione Posturale implica un trattamento individuale (non di gruppo), impostato e plasmato sulla singola persona ed in base alle necessità
A fine trattamento viene riproposto lo studio posturale per controllare i risultati. In questo modo il paziente oltre ad un miglioramento della sintomatologia è in grado di notare dei miglioramenti a livello posturale.
Un apporto importante è determinato dalla 2° fase del trattamento di RPM: la rieducazione propriocettiva. L'utilità di integrare la propriocezione (= coscienza della percezione del corpo nello spazio e delle parti del corpo nei confronti di se stesso) nel lavoro strutturale ha la finalità di ottenere un vero cambiamento degli schemi alterati del corpo per non incorrerre in recidive. E’ necessario prendere coscienza dello schema falsato, doloroso, anti-economico, per poi integrare coscientemente lo schema corretto e sfruttarlo nella gestualità quotidiana. La rieducazione curativa diventerà un'educazione preventiva.
Alla base di un corretto riequilibrio posturale vi è un’attenta valutazione del soggetto, nella sua stazione eretta e nei suoi gesti dinamici al fine di comprendere e conseguentemente correggere le sue asimmetrie funzionali.
Il trattamento viene conseguentemente impostato sulla base dei dati raccolti durante la valutazione. Si interviene stimolando adeguatamente le strutture responsabili del disequilibrio posturale con l’obiettivo di correggere la postura del soggetto.
Il recupero della corretta postura è un percorso che il soggetto deve affrontare con metodicità ed impegno. Si basa su una progressione di lavori quali:
• Presa di coscienza del proprio corpo e percezione globale in riferimento allo spazio
• Percezione analitica dei vari segmenti corporei in relazione all’esterno e agli altri distretti corporei
• Percezione del ritmo e della localizzazione del respiro
• Individuazione degli elementi da correggere
• Esercizi specifici per correggere la disfunzione posturale:
- Esercizi di respirazione
- Stretching delle catene muscolari in retrazione
- Recupero della corretta articolarità
- Potenziamento muscolare
- Recupero della propriocezione
Sono le nostre deformazioni che disturbano le funzioni e che sono all'origine di molte malattie. Ad esempio, un diaframma bloccato in inspirazione avrà un'influenza negativa a livello della punta del cuore. Quante persone, ritenute affette da problemi cardiaci perché vittime di un torace deformato e bloccato in inspirazione, diventeranno in seguito veri malati di cuore.
Queste deformazioni, queste asimmetrie d'adattazione sono la conseguenza delle tensioni o dei raccorciamenti muscolari che rompono l'equilibrio funzionale tra i vari muscoli della dinamica e della statica e determinano i rapporti perturbati tra le ossa, le superfici articolari, disturbano la circolazione arteriosa, venosa, comprimono radici nervose, ecc. A volte basta osservare il paziente per conoscere i disturbi e i trucchi che automaticamente e inconsciamente mette in atto per evitare il dolore causato da una posizione antalgica, causa essa stessa di altri dolori.
Ad esempio, a livello del ginocchio, un'eccessiva rotazione interna del femore accompagnato da un'eccessiva rotazione esterna della tibia, oltre all'adattamento del perone spostato e tirato verso l'alto, può essere provocato da un problema di bacino, (ileo-sacrale), di vertebre cervicali, di spalla, d'astragalo, ecc.
Ristabilendo l'equilibrio di tutte le tensioni, tramite un lavoro Mézières, le problematiche a livello del ginocchio scompaiono (sindromi rotulee, problemi di menisco, lesioni di perone alto con conseguente instabilità tibio-tarsica, ecc.).
EFFETTI
La correzione e il controllo della postura possono infatti ridurre problemi articolari (artrosi, meniscopatie ecc.), irrigidimenti e degenerazioni dei tessuti elastici (tendinopatie, miopatie ecc.), disturbi respiratori, disturbi circolatori, disturbi di equilibrio, ecc..
INDICAZIONI TERAPEUTICHE
In tutti i casi di dismorfismo: scoliosi, cifosi, iperlordosi, dorso piatto, ginocchio varo o valgo ecc.
Dolori articolari e/o muscolari
Alterazioni funzionali
Alterazioni di coscienza dello schema coporeo.
Dolori vertebrali cronici o acuti
Dolori agli arti (Periartriti, Artrosi, tunnel carpali, epicondiliti, sindromi rotulee, ecc.)
Sintomi legati agli squilibri vertebrali (Ernie, Protrusioni, Sciatalgie, ecc.)
Disfunzioni respiratorie
Sequele di traumi e di affezioni neurologiche
Conseguenze d’incidenti sportivi
Deviazioni e deformazioni ortopediche nell’adulto e nell’adolescente (Scoliosi, Ginocchio varo o valgo, Ipercifosi, ecc.)
Ripercussione sullo schema corporeo di alcune affezioni psicomotrici
Stress
Ginocchia valghe o vare
Alluce valgo
Piede piatto o cavo
Il campo d'interesse è quello della patologia ortopedica VERTEBRALE (scoliosi, iperlordosi, cifosi, compressione dei dischi intervertebrali e relative radicolopatie, sciatalgia, cervico-brachialgia, ecc.), ARTICOLARE (artrosi, periartrite scapolo-omerale, coxartrosi, gonartrosi, ecc.), MUSCOLARE (lombalgia, torcicollo, mialgie, ecc.), DISMORFICA (lussazione temporo-mandibolare, ginocchia vare o valghe, piede piatto o cavo, ecc.).
Tutte le indicazioni di fisioterapia - legate ai problemi dolorosi d'origine ortopedica, traumatica, muscolare, reumatica, neurologica o nevralgica, ..
I disequilibri delle funzioni neurovegetative - come ad esempio certi disturbi cardiaci, digestivi, respiratori, circolatori, ginecologici...
Il Metodo trova inoltre applicazione nell'ambito della medicina preventiva. Si rivolge infatti anche a tutti coloro che, pur non manifestando una patologia ortopedica, desiderano raggiungere e mantenere uno stato di benessere attraverso una maggiore conoscenza del sé corporeo.
FINALITA’ DEL TRATTAMENTO
Un trattamento avrà diverse finalità:
a) Terapeutico :il paziente consulta il terapista quando insorge il dolore.
b) Di mantenimento : alcune sedute distanziate sono sufficienti per mantenere e consolidare i risultati, impedendo le ricadute
c) Preventivo: si agisce prima che insorgano i sintomi prevedibili. Alcune sedute effettuate al momento opportuno, sono sufficienti per evitare l'insorgere di problematiche.
IL METODO
L'articolazione temporo-mandibolare (A.T.M.) è molto complessa. Collega la mandibola al cranio e permette di parlare, masticare, deglutire e compiere movimenti mimici. L’A.T.M. in pratica è impegnata quotidianamente. I denti occupano una posizione di grande rilevanza per il corretto funzionamento dell’articolazione. Se loro non si trovassero in una posizione occlusiva corretta, potrebbero creare stress sufficiente a dislocare il condilo e danneggiare i legamenti e i muscoli ed il menisco. È molto importante che non siano presenti disturbi delle funzioni dei muscoli masticatori e alterazioni del movimento articolare altrimenti l’intero complesso potrebbe venire compromesso causando disturbi di vario tipo. Disallineamenti del tratto cervicale potrebbero apportare fastidi o incrementare problematiche relazionate all’A.T.M. Infatti le problematiche relative all'apparato stomatognatico possono essere la causa primaria (discendente) delle disfunzioni muscolo-tensive dell'area cervicodorsale oppure in certi pazienti la causa delle disfunzioni della mandibola possono essere di tipo secondario a una problematica di tipo ascendente, derivante quindi da un appoggio podalico non corretto, un disallineamento del bacino o della colonna vertebrale.
Tramite la terapia manuale si può capire e visualizzare globale le problematiche dell'A.T.M, che possono essere di tipo primario o secondari ed applicando un protocollo di rieducazione dell’ATM e del distretto cranio-cervico-facciale verrà ricercato un equilibrio.
LAVORO COMBINATO CON IL DENTISTA
I trattamenti ortodontici (apparecchi) hanno un forte effetto sulla fisionomia, e possono avere ripercussioni sull’intero corpo. Vengono infatti inflitti enormi stress alle ossa della faccia quando i denti vengono mossi nel loro alveolo causando spesso restrizioni o blocchi alle ossa del volto e tensioni (tramite un collegamento muscolo-fasciale) al cranio ed al tratto cervicale. Abbinare il lavoro ortodontico ad una valutazione e ad un trattamento manuale rieducativo del tratto cranio-cervico-mandibolare può ridurre al minimo gli stress ed aiutare il corpo ad accettare i cambiamenti causati dall’adattamento ad una nuova postura.
INDICAZIONI TERAPEUTICHE
affaticamento durante la masticazione, lo sbadiglio o nell’aprire la bocca
dolore all’articolazione, sia a riposo sia durante il suo utilizzo (per esempio mangiando o parlando)
rumori causati dall’articolazione quando si apre o si chiude la bocca: click, scrosci, rumori a sabbia
limitazione e/o rigidità nell’apertura della bocca fino al blocco vero e proprio
dolore sordo al viso con tensione dei muscoli mimici e dei muscoli masticatori
mal di testa: cefalee tensive e muscolo-tensive
sensazione di rigidità al viso
tensione muscolare che parte dal collo fino al capo con difficoltà di movimento
dolore all’orecchio che può irradiarsi al viso
acufeni (fischi alle orecchie)
ipoacusie
vertigini
dolore all’A.T.M. quando si appoggia la testa sul cuscino
dislocazione del disco articolare
digrignamento o serramento dei denti (bruxismo)
traumi sull’articolazione, come fratture del condilo e della mandibola
colpo di frusta
disturbi infiammatori come artrosi o artrite
occlusione sbagliata della bocca
situazioni fisiche e mentali molto stressanti.
Il METODO
La Massoterapia è l’insieme di manovre manuali realizzate dal terapista sulle parti del corpo del paziente. Lo scopo è quello di determinare una modificazione curativa attenuando il dolore e la tensione all’apparato locomotore.
Le manovre consistono:
nello Sfioramento, uno scivolamento del palmo o del polpastrello sulla pelle, per attivare il ritorno venoso al cuore;
nella Percussione, una sequenza di colpi dati con il palmo o con il pugno chiuso, per indurre un effetto stimolante e tonificante;
nell’ Impastamento, il sollevamento della pelle eseguito con un pizzicamento e una torsione;
nella Frizione, una pressione da associare a movimenti circolari o diversi;
nella Pressione, una compressione della pelle con il palmo eseguendo un movimento continuo e dolce, per eliminare contratture muscolari;
nella Vibrazione, una pressione unita ad un movimento oscillatorio, per produrre un effetto stimolante:
EFFETTI
La massoterapia praticata sui tessuti molli/tessuto connettivo (ovvero quello che provvede al collegamento, sostegno e nutrimento dei tessuti dei vari organi) ha varie azioni:
meccanica: stimola la circolazione sanguigna e linfatica, favorendo l’eliminazione delle scorie metaboliche, il deflusso dei liquidi e l’apporto di ossigeno e di nutrimenti;
antalgica: induce sul sistema nervoso analgesia;
termica: crea un’accelerazione delle reazioni biochimiche formando aumento della temperatura locale;
rilassante: produce movimenti lenti e ritmici;
tonificante: restituisce la normale mobilità e lunghezza delle strutture compromesse (contratture, tensioni).
INDICAZIONI TERAPEUTICHE
La massoterapia trova impiego e applicazione in quasi tutte le branche della medicina, in particolare in Traumatologia, Reumatologia, Neurologia, Medicina Sportiva.
Le indicazioni terapeutiche variano in base alla patologia.
Il massaggio terapeutico: elimina contratture e rigidità muscolari causate da un trauma o da una immobilità prolungata dopo un intervento chirurgico. Elimina il dolore, l'impotenza funzionale e previene future problematiche, a cui il paziente è più soggetto se l'apparato muscolare non è in condizione di equilibrio.
Il massaggio sportivo: utilizzato prima dello sforzo fisico, prepara i muscoli all’azione e a previene eventuali lesioni; dopo l’attività fisica riduce le rigidità musco-tendinee ed elimina tossine muscolari tramite l’aumento del flusso ematico locale.
Algie muscolari;
- Risoluzione di contratture;
- Stiramenti e strappi muscolari;
- Posizionamenti antalgici forzati in caso di disfunzioni vertebrali;
- Torcicollo e dolori interscapolari;
- Cervicalgie e cefalee miotensive;
- Sindromi dolorose croniche;
- Recupero funzionale post-traumatico;
- Lombalgia
- Lombosciatalgia
- Sindrome del piriforme
IL METODO
Il linfodrenaggio manuale è un metodo, rigoroso, scientificamente collaudato ed efficace sul piano terapeutico. Ideato dal medico danese Emil Vodder alla fine degli anni ’20, viene indicato contro edemi, stasi linfatiche e in genere tutti quei gonfiori provocati da un insufficiente sistema di drenaggio. La Scuola Dr. Vodder fondata a Walchsee offre una formazione sul metodo originale senza falsificazioni.
Il drenaggio linfatico si pratica solo manualmente. I primi capillari linfatici si trovano a circa 2 mm sotto l’epidermide. Pertanto la linfa scorre per l’80% in superficie e solo nel 20% in profondità.Il trattamento consiste in manovre avvolgenti e leggere, pressioni molto superficiali e delicate. Il massaggio viene eseguito con un ritmo lento, allo scopo di incanalare la linfa nella direzione di deflusso e ripristinare la circolazione. Non si usano oli o creme. Non viene prodotto alcun arrossamento della pelle ( espressione di un maggior apporto di sangue e quindi di maggior apporto di liquidi al tessuto). Inoltre è indolore.
EFFETTI
I più significativi sono:
INDICAZIONI TERAPEUTICHE
Edema linfatico e venoso degli arti inferiori (“gambe gonfie e stanche”)
Edema linfatico degli arti superiori (spesso dopo chirurgia o radioterapia per neoplasia al seno)
Edema linfatico conseguente a un trauma (distorsioni)
Edema linfatico post intervento chirurgico (protesico, artroscopico, legamentoso, rinoplastica, maxillo-facciale)
Edema da gravidanza (dall’inizio del 4° mese. arti inferiori, addome)
Fratture
Paralisi facciali
Sinusiti, faringiti, tonsilliti, allergie stagionali
Acufeni
Sindrome di Menier
Emicrania
Infiammazione del trigemino.
COS’È IL SISTEMA LINFATICO?
Il sistema linfatico è costituito da vasi al cui interno scorre la linfa (liquido incolore e trasparente) che arriva a degli organi di filtraggio chiamati linfonodi. I linfonodi sono piccole ghiandole, sparse per tutto il corpo e concentrate principalmente nella zona inguinale, al lato del collo e sotto le ascelle. Sono stazioni di difesa immunitaria. Infatti, oltre a filtrare la linfa, hanno il compito di produrre i globuli bianchi. I globuli bianchi sono cellule coinvolte nella risposta immunitaria. In caso di ferite, ne permettono la guarigione.
Il linfodrenaggio contribuisce al miglioramento dello stato dei tessuti corporei e quindi alla loro guarigione ad esempio di ferite (anche chirurgiche) o di processi irritativi localizzati della cute (es. acne).
Oltre ai globuli bianchi, nella linfa sono presenti: grassi, sodio e il fibrinogeno (una proteina). Quest’ultimo, può essere causa importante di una condizione patologica: la trombosi dei vasi linfatici. In questo caso il fibrinogeno, che è uno dei responsabili della coagulazione, forma dei “tappi” nei vasi linfatici che ne occludono il lume.
N.B: Il linfodrenaggio manuale Vodder è praticato da professionisti altamente specializzati che hanno seguito corsi specifici
IL METODO
Robin McKenzie, nato in Nuova Zelanda nel 1931, è un fisioterapista che ha dedicato la sua intera vita professionale allo studio ed alla terapia dei disturbi meccanici vertebrali. La validità delle sue teorie e l'efficacia delle terapie ha ormai raggiunto il riconoscimento scientifico. Numerose sono le sue pubblicazioni sul New Zealand Medical Journal ed i suoi contributi riguardanti i disturbi vertebrali sono stati pubblicati sulle riviste scientifiche più prestigiose.
Il suo essenziale contributo alla diagnostica ed al trattamento dei problemi della colonna vertebrale è stato riconosciuto sia in Nuova Zelanda che nel mondo.
E’ un metodo di valutazione, diagnosi e trattamento della patologie meccaniche vertebrali.
Il metodo McKenzie si basa sull’esecuzione di tecniche manuali ed esercizi ripetuti e sulla correzione delle posture sbagliate.
Il fisioterapista, dopo valutazione del paziente, mette a punto un trattamento mirato personalizzato, poiché i problemi meccanici alla base del mal di collo o schiena variano da individuo ad individuo.
Gli esercizi, se effettuati in modo corretto, comportano inizialmente una sensibile diminuzione del dolore periferico (tipo sciatalgia o radice nervosa aderente, ecc….) che tenderà a spostarsi più vicino alla colonna vertebrale (effetto della centralizzazione) fino alla sua scomparsa totale.
Il paziente durante il trattamento dovrà partecipare attivamente all’esecuzione degli esercizi per continuare, se necessario, con mobilizzazioni e manipolazioni eseguite dal fisioterapista. Inoltre il paziente verrà educato alle giuste posture e verranno insegnati esercizi di auto-trattamento per il controllo dei sintomi e per evitare recidive. In questo modo il paziente non dipenderà completamente dal fisioterapista con la conseguente riduzione del numero delle terapie e dei costi del trattamento.
Dolore meccanico:
Concetto cardine per l'approccio McKenzie è che la maggior parte dei dolori lombari abbia un'origine di natura meccanica, cioè in conseguenza alle posture che il paziente mantiene od ai movimenti che esegue . Il dolore insorge per una deformazione meccanica dei tessuti molli tale da attivare il sistema nocicettivo. L'esame di McKenzie utilizza metodi meccanici: movimenti ripetuti e posizioni mantenute per determinare le caratteristiche di tale deformazione del tessuto molle. Ciò consente di inquadrare il paziente in una o più delle sindromi meccaniche e di scegliere il metodo di trattamento appropriato.
Metodo:
Consiste di tre componenti fondamentali:
1. Diagnosi meccanica (un’accurata anamnesi e l'analisi dell'effetto di movimenti ripetuti e di posizioni mantenute sul quadro doloroso del paziente)
2. Trattamento meccanico (è una progressione di forze meccaniche che inizia con le posizioni ed i movimenti propri del paziente (forze auto-generate) e, quando necessario, prosegue con mobilizzazioni e manipolazioni eseguite da un terapista. Scopi generali del trattamento sono: a) eliminare il dolore, b) ristabilire la piena funzionalità. Per ottenere tali risultati esiste un metodo specifico per ciascuna sindrome meccanica)
3. Prevenzione delle recidive o profilassi (si consegue attraverso l'educazione del paziente ad effettuare delle modifiche comportamentali (ad esempio della loro postura da seduti) ed a continuare con gli esercizi di auto trattamento. Le procedure di auto-trattamento che determinano o concorrono al recupero dell'episodio attuale divengono punto focale del programma di profilassi individuale per il paziente. In tal modo il trattamento si traduce in profilassi e si sviluppa un programma a lungo termine specifico ed individualizzato)
INDICAZIONI TERAPEUTICHE
Riduzione e trattamento del dolore vertebrale
Riduzione o abolizione dei dolori periferici come le sciatalgie, cervicobrachialgie, radice nervosa aderente,
Miglioramento della mobilità vertebrale fino alla sua piena funzionalità
Prevenzione della ricomparsa del dolore vertebrale (mal di collo e mal di schiena).
LE TECNICHE DI STRAIN COUNTERSTRAIN (Scuola di Jones)
IL METODO
La tecnica Strain Counterstrain è un approccio manuale osteopatico ideata da Lawrence H. Jones D.O. nel 1954 ed è considerata ad oggi la tecnica più avanzata in osteopatia dal (AOA) “American OsteopathicAssociation”.
La diagnosi di un clinico che usa Strain Counterstrain (SCS) è la localizzazione di specifiche piccole aree di tensione nei tessuti di tutto il corpo, chiamati “Tender Points” (TP), cioè Punti Tesi estremamente doloranti al tatto. Questi punti guidano il terapista nella sua valutazione e strategia di trattamento. La tecnica consiste nel muovere il segmento articolare in una posizione a favore della lesione, "spegnendo" la sensazione dolorante nel tender point. Dopo aver mantenuto la posizione per 90 secondi, il tempo necessario al sistema nervoso per riprogrammare l'impulso neurologico, si riposiziona lentamente e dolcemente la zona trattata in posizione neutra. Ciò risolleverà il paziente dal dolore e ripristinerà l’area in disfunzione, riducendo ed arrestando l’inappropriata attività propriocettiva che mantiene la disfunzione somatica nell’area interessata.
In pochi minuti si è generalmente in grado di correggere disfunzioni anche di vecchia data.
EFFETTI
La tecnica StrainCounterstrain è utilizzata per diversi scopi:
• Rilasciare la tensione di area tese del corpo
• Ripristinare il movimento articolare
• Ristabilire la forza in regioni muscolari indebolite
• Migliorare aree di ristretta mobilità
I benefici di questa tecnica sono di immediato riscontro da parte del paziente, che può istantaneamente percepire la diminuzione di tensione ed il nuovo equilibrio strutturale dell’area trattata.
La tecnica di Strain Counterstrain può essere applicata a qualunque regione del corpo in modo assolutamente non invasivo.
La tecnica di strain e Counterstrain è un'ottima alternativa alle manipolazioni classiche, in genere più invasive e difficili da praticare nei casi molto acuti.
INDICAZIONI TERAPEUTICHE
Dolore con blocco acuto di un articolazione (lombosciatalgia acuta, colpo di frusta, torcicollo, colpo della strega)
Casi post-traumatici
Periartrite della spalla
Cefalea
Vertigini
Disfagia del bambino
Tosse
Epigastralgia
Dolori ombelicali
Trauma acuti
Dolori cronici
Dolori osteoporotici
Dolori post operativi
Dolori da gravidanza
Pazienti pediatrici
Disturbi neurologici
Protesi articolari.
IL METODO
Il bendaggio funzionale è un tipo di fasciatura dinamica. Fornisce un'immobilizzazione parziale, volta a ridurre i tempi di guarigione rispetto alle metodiche di immobilizzazione tradizionali (gesso).
L’articolazione trattata viene quindi messa in scarico, sostenuta e protetta, limitata soltanto nella direzione di movimento dolorosa o patologica permettendo il resto dell’articolarità. Rispetto alla classica “ingessatura”presenta il vantaggio di non causare ipotrofie muscolari e di conservare il coordinamento tra il segmento sano e quello leso, accelerando i tempi di reinserimento nell’attività di vita quotidiana, lavorativa e sportiva.
EFFETTI
Il bendaggio funzionale può essere utilizzato per scopi preventivi, terapeutici o riabilitativi.
Prevenzione: viene utilizzato normalmente per la gara e l’allenamento con la finalità di proteggere le strutture potenzialmente più vulnerabili. Vulnerabilità generalmente dipendenti da squilibri posturali, instabilità croniche secondarie a pregressi eventi traumatici, carichi iterativi submassimali cronici ad effetto lesivo cumulativo.
I bendaggi preventivi devono essere sempre rimossi dopo la gara o l’allenamento.
Terapeutico: i bendaggi terapeutici vengono usati in seguito a lesioni traumatiche acute(lesioni muscolari, distorsioni)o microtraumatiche croniche (es. tendinosi) in cui il danno anatomo-patologico è contenuto o assente.
Riabilitazione: i bendaggi vengono usati quando, ottenuta la guarigione strutturale della lesione (indipendentemente dalla gravità e dal tipo di trattamento), si vuole ottenere un precoce ripristino della completa articolarità, della vigilanza propriocettiva e della coordinazione motoria.
Il bendaggio funzionale ha funzioni di sostegno, scarico, compressione, stabilizzazione, propriocettiva
Sostegno: protegge le singole strutture capsulolegamentose da insulti patomeccanici;
Scarico: ammortizza le sollecitazioni distrattive agenti sulle unità motorie;
Compressione: esercita un’azione pressoria che si oppone alla formazione di eventuale versamento o ematomi muscolari;
Stabilizzazione: potenzia la funzione di contenzione di legamenti ipovalidi, insufficienti o comunque vulnerabili sotto lo stress del carico sportivo
Propriocettiva: mantiene attivo la propriocezione e l’esterocezione attraverso la stimolazione meccanica (pressori) continua dei recettori.
INDICAZIONI TERAPEUTICHE
Trauma distorsivo
Prevenzione post infortuni o lassità legamentose
Patologie capsulo-legamentose
Lussazione
Lesione muscolare (contusione o strappo)
Sostegno articolare
Scarico articolare e posturale
Edemi e gonfiori importanti
Viene rimosso solitamente dopo 4/ 7 giorni. Non può essere bagnato.
Si possono svolgere le normali attività quotidiane.
IL METODO
Il bendaggio funzionale è un tipo di fasciatura dinamica. Fornisce un'immobilizzazione parziale, volta a ridurre i tempi di guarigione rispetto alle metodiche di immobilizzazione tradizionali (gesso).
L’articolazione trattata viene quindi messa in scarico, sostenuta e protetta, limitata soltanto nella direzione di movimento dolorosa o patologica permettendo il resto dell’articolarità. Rispetto alla classica “ingessatura”presenta il vantaggio di non causare ipotrofie muscolari e di conservare il coordinamento tra il segmento sano e quello leso, accelerando i tempi di reinserimento nell’attività di vita quotidiana, lavorativa e sportiva.
EFFETTI
Il bendaggio funzionale può essere utilizzato per scopi preventivi, terapeutici o riabilitativi.
Prevenzione: viene utilizzato normalmente per la gara e l’allenamento con la finalità di proteggere le strutture potenzialmente più vulnerabili. Vulnerabilità generalmente dipendenti da squilibri posturali, instabilità croniche secondarie a pregressi eventi traumatici, carichi iterativi submassimali cronici ad effetto lesivo cumulativo.
I bendaggi preventivi devono essere sempre rimossi dopo la gara o l’allenamento.
Terapeutico: i bendaggi terapeutici vengono usati in seguito a lesioni traumatiche acute(lesioni muscolari, distorsioni)o microtraumatiche croniche (es. tendinosi) in cui il danno anatomo-patologico è contenuto o assente.
Riabilitazione: i bendaggi vengono usati quando, ottenuta la guarigione strutturale della lesione (indipendentemente dalla gravità e dal tipo di trattamento), si vuole ottenere un precoce ripristino della completa articolarità, della vigilanza propriocettiva e della coordinazione motoria.
Il bendaggio funzionale ha funzioni di sostegno, scarico, compressione, stabilizzazione, propriocettiva
Sostegno: protegge le singole strutture capsulolegamentose da insulti patomeccanici;
Scarico: ammortizza le sollecitazioni distrattive agenti sulle unità motorie;
Compressione: esercita un’azione pressoria che si oppone alla formazione di eventuale versamento o ematomi muscolari;
Stabilizzazione: potenzia la funzione di contenzione di legamenti ipovalidi, insufficienti o comunque vulnerabili sotto lo stress del carico sportivo
Propriocettiva: mantiene attivo la propriocezione e l’esterocezione attraverso la stimolazione meccanica (pressori) continua dei recettori.
INDICAZIONI TERAPEUTICHE
Trauma distorsivo
Prevenzione post infortuni o lassità legamentose
Patologie capsulo-legamentose
Lussazione
Lesione muscolare (contusione o strappo)
Sostegno articolare
Scarico articolare e posturale
Edemi e gonfiori importanti
Viene rimosso solitamente dopo 4/ 7 giorni. Non può essere bagnato.
Si possono svolgere le normali attività quotidiane.
IL METODO
Il KinesioTaping è un metodica concepita dal chiropratico giapponese Kenzo Kase. Consiste nell’ assistere il corpo attraverso un processo di guarigione naturale del tessuto traumatizzato tramite un bendaggio adesivo elastico (non un bendaggio funzionale rigido, come il classico tape bianco).
Ai muscoli è attribuito il compito di muovere il corpo e controllare la circolazione dei fluidi venosi e linfatici, la temperatura corporea etc. L'incapacità della massa muscolare di funzionare in modo adeguato può causare vari squilibri e sintomi. Quando un muscolo è infiammato, edematoso (gonfio) o rigido (affaticato), lo spazio tra la cute e il muscolo viene compresso. Si verificherà una limitazione alla circolazione del fluido linfatico e una pressione sui ricettori del dolore che invieranno segnali di disagio al cervello. Ciò comporterà dolore e riduzione del movimento.
Il nastro elasticoper assiste i muscoli e attiva il processo naturale di guarigione del corpo agendo sul sistema neurologico e circolatorio. La filosofia che sottende questo metodo è l’idea che il corpo umano mantiene un equilibrio interno (omeostasi) attraverso la funzione di auto-regolazione e auto-rimodellamento.
EFFETTI
Il kinesio tape è un bendaggio privo di farmaci, traspirante ed anallergico. Agisce “sollevando” la pelle formando “convoluzioni” sulla cute che aumentano lo spazio interstiziale. Il risultato è una riduzione della pressione e dell’irritazione sui recettori dolorifici ed un aumento del drenaggio linfatico grazie alla funzione di “pompa elastica”.
Le applicazioni sono indicate per:
INDICAZIONI TERAPEUTICHE
Spalla congelata
Tendiniti
Epicondiliti,epitrocleiti
Sindrome da impingement della spalla
Distorsione di caviglia
Patologie della cuffie dei rotatori
Contratture e danni muscolari
Affaticamento muscolare post allenamento
Fascite plantare
Sublussazione della rotula
Stiramento dei legamenti collaterali e dei crociati del ginocchio
Correzione dell’atteggiamento posturale (facilitazione o inibizione muscolare specifica)
Sublussazione di spalla
Torcicollo
Colpo di frusta
Edema traumatico o post-chirurgico
Linfedema (mastectomia)
Instabilità capsulo-legamentose e articolari
Squilibri muscolari
N.B. Si raccomanda, per un corretto utilizzo del kinesiotaping, che il trattamento sia sempre praticato da un professionista che abbia frequentato i relativi corsi di abilitazione.